Perché si prova ansia e quando diventa un problema?
- Camilla Pompeo
- 30 mar 2022
- Tempo di lettura: 3 min
L’ansia è una risposta naturale e fondamentale del nostro organismo a una situazione percepita come pericolo. Serve a preparare il corpo a reagire rapidamente e affrontare una minaccia. Ma allora, perché può causare tanto disagio?
Cosa succede quando si prova ansia?

L’attivazione ansiosa comporta una serie di effetti sia cognitivi che fisici. Chi soffre di ansia riconosce spesso sintomi come il battito cardiaco accelerato, il respiro corto e rapido, la tensione muscolare e la sensazione di paura intensa. È frequente sentire il bisogno di allontanarsi dalla situazione percepita come minacciosa o, al contrario, provare irritabilità verso chi è vicino in quel momento.
Questi sintomi possono generare un senso di sopraffazione totale, rendendo inefficaci i classici consigli di "rilassarsi" o "non preoccuparsi".
Questo accade perché, quando si percepisce un pericolo reale o anche solo ipotetico (come un ritardo a un appuntamento, un confronto con una persona cara o un esame importante), il sistema nervoso simpatico si attiva. Questo sistema funziona come un campanello d’allarme che prepara il corpo a una risposta di difesa, anche quando la minaccia non è realmente pericolosa.
Questa risposta è automatica e involontaria: è il frutto di un processo evolutivo che ha garantito la sopravvivenza della specie, ed è controllata da una parte molto antica del cervello, condivisa con molti altri mammiferi.
Quando l’ansia diventa un disturbo?
L’ansia è dunque una risposta adattiva e funzionale. Tuttavia, può trasformarsi in un disturbo quando si attiva in modo eccessivo, sproporzionato rispetto alla situazione, o si protrae nel tempo senza un reale pericolo. La frequenza e la durata sono quindi i fattori che distinguono un’ansia normale da una condizione patologica.
Secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5), esistono diversi disturbi d’ansia, tra cui:
Disturbo d’ansia da separazione
Mutismo selettivo
Agorafobia
Ansia da malattia (ipocondria)
Fobie specifiche
Disturbo d’ansia generalizzata
Disturbo di panico
Fobia sociale
Le prime due condizioni sono tipiche dell’età evolutiva, mentre le altre possono manifestarsi anche in età adulta. Per poter parlare di diagnosi, i sintomi devono persistere per almeno 6 mesi.
Cosa fare se si soffre d’ansia?
Il primo passo fondamentale è rivolgersi a un professionista della salute mentale, che possa aiutare a comprendere le cause di questo stato di iperattivazione e a trovare strategie efficaci per riequilibrare questo sistema così potente e importante.
Un consiglio pratico, che può aiutare a gestire uno stato ansioso, riguarda la respirazione: ristabilire un ritmo respiratorio corretto aiuta a disattivare il sistema nervoso simpatico e a riattivare il sistema parasimpatico, responsabile di calma e rilassamento (per approfondire, è disponibile un post dedicato alla Teoria Polivagale).
Una semplice tecnica di visualizzazione e respirazione
Una tecnica utile può essere quella di immaginare dieci candeline accese:

Concentrarsi sulle candeline fino a formare un’immagine nitida.
Lentamente, si immagina di spegnerle una ad una, soffiano delicatamente, visualizzando l’attenuarsi della luce.
Partendo dalla decima candela, si effettua un respiro profondo ed espirando lentamente.
Si fa un respiro normale seguito da un altro respiro profondo, spegnendo la nona candela.
Si procede così fino all’ultima candela.
Al termine, si dovrebbe percepire un rilassamento nel petto, nelle spalle, nelle mani, nel volto, alla gola e nelle gambe.
Questa tecnica aiuta a distogliere l’attenzione dallo stimolo ansioso e a focalizzarsi sul respiro, favorendo il ritorno a uno stato di calma attraverso l’attivazione del sistema parasimpatico ventrale.
In sintesi, l’ansia è una risposta naturale e umana, ma quando si manifesta con troppa frequenza o intensità, è importante intervenire per ristabilire il suo corretto funzionamento, anche con l’aiuto di uno specialista.
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